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LA MIA INFINITA FINE DEL MONDO

2020

 

ruolo DOTTORE

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drammaturgia Gabriel Calderón

traduzione Teresa Vila

produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione

regia Lino Guanciale

con Michele Lisi, Paolo Minnielli, Maria Vittoria Scarlattei, Cristiana Tramparulo, Jacopo Trebbi, Giulia Trivero

elementi scenici a cura del Laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione
costumi Gianluca Sbicca
luci Vincenzo Bonaffini
disegno sonoro Alberto Tranchida
video Riccardo Frati
assistente alla regia Luca D’Arrigo

 

foto di scena Francesca Cappi

 

Il testo dello spettacolo LA MIA INFINITA FINE DEL MONDO è pubblicato nella collana Linea di ERT Fondazione e Luca Sossella Editore.

 

A proposito di questo spettacolo

La drammaturgia di Gabriel Calderòn e lo sguardo di Lino Guanciale, attraverso un catalogo di alcune delle transitorie apocalissi attraversate dal pianeta e dall’umanità fin dall’epoca preistorica, fra eruzioni vulcaniche ed ere glaciali, diluvi universali e crisi economiche d’epoca preindustriale, intrecciate al vissuto di precarietà personale di un piccolo manipolo di giovani protagonisti, intendono restituire un tableau di possibilità di relazione con la nevrosi della fine, ponendo l’accento non più soltanto sulla disperazione che il crollo di un mondo porta inevitabilmente con sé, ma sulle possibilità che si aprono ogni volta che la Storia torna ad insegnarci che nulla dura per sempre.

L’esperienza della fine, o la proiezione di essa in veste aspirazionale, consolatoria o orrorifica, è uno dei temi più profondi dell’inconscio individuale e collettivo. La tentazione della profezia apocalittica, l’ebbrezza o il furore millenaristici, l’afflato messianico e il piacere della paura del confronto col destino si mescolano e confondono tanto all’interno di ognuno di noi quanto nei gangli del nostro tessuto sociale e comunitario. Quanto questa tensione naturale nei confronti del limite influenza o determina il rapporto con le strutture economiche e politiche della nostra realtà? Desideri e timori ancestrali interferiscono con la Storia? O è più forte il meccanismo contrario, per cui è la Storia a contribuire a mutarli o generarli? Su questo fronte e non solo, la crisi pandemica globale ha introdotto nuovi elementi di riflessione collettiva, fornendo l’occasione per la costruzione di una consapevolezza diffusa riguardo l’imprevedibilità del rapporto fra uomo e Natura e le relative conseguenze tanto sulla storia delle istituzioni che su quella personale.

Un filo rosso lega intimamente la paura della catastrofe naturale definitiva e quella del collasso della nostra forma di vita, il sistema turbo-capitalistico attuale e la certezza di aver raggiunto un livello eternamente stabile di benessere e realizzazione appare oggi in tutta la sua inconsistenza. Se, dunque, l’attuale condizione pandemica pare chiarire che la fine della storia, individuata dal politologo Francis Fukuyama col trionfo post 1989 del blocco occidentale e del suo modello di sviluppo su quello orientale-sovietico, può darsi per superata, quali scenari ci si presentano ora, nell’era di profonda incertezza che abbiamo davanti?

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cosa mi porto nel cuore
Non è stato facile entrare nel testo di Calderón, che può essere letto e interpretato su vari livelli. Mi è stato spesso chiesto in carriera di interpretare il ruolo di Dottore (evidentemente sarebbe potuta essere la mia attività in una vita parallela!) e in questo caso pensavo quindi di potermi sentire a mio agio. Mai dare nulla per scontato: Lino Guanciale ha insistito tanto per conferire a questo medico una doppia faccia, rendendolo da un lato empatico e professionale ma, dall’altro, deus ex machina di una vicenda umana dai risvolti drammatici. Mi porterò sempre nel cuore, per il divertimento che ho vissuto nel provare e interpretare la scena, il personaggio cartoonesco dell’Unicorno, protagonista di uno degli “intermezzi dell’estinzione” propri dello spettacolo.

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©2022  -  Jacopo Trebbi

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