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ROMEO & JULIET

2020

 

ruolo BALIA

da William Shakespeare

regia e drammaturgia Teodoro Bonci del Bene

produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione 
in collaborazione con L’arboreto – Teatro Dimora 

consulenza sulle drammaturgie storiche Gerardo Guccini

si ringrazia Letizia Quintavalla per la collaborazione artistica 

con Carolina Cangini, Jacopo Trebbi, Teodoro Bonci del Bene – Big Action Money

luci Matteo Rubagotti 
scenografie digitali Andrea Ceccarelli
costumi e visual design Claudio Fabbro
sarta Elena Dal Pozzo
scene costruite nel Laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione

 

foto di scena e locandina Guido Mencari

La storia d’amore più popolare del mondo, nel suo essere tragedia e commedia insieme, attraversa un tempo scandito da 11 brani musicali.
Il mondo barocco di William Shakespeare – con i suoi meravigliosi e crudeli versi poetici – dialoga con l’universo trap degli adolescenti di oggi, con la sua estetica e le sue icone.

La vicenda si svolge in Italia: Shakespeare ci presenta una città pervasa dall’odio. Non sappiamo perché le due famiglie in questione si odino, nemmeno loro se lo ricordano.

La vicenda si svolge in Italia, oggi, e la vivono due adolescenti con i loro sogni speranzosi e le loro aspettative accese.

Siamo a una festa, un ballo: nasce un amore dall’epilogo tragico. Una vicenda, un incontro, dove non sembra ci sia un lieto fine (don’t it always seem to go).

1 palcoscenico, 3 corpi in scena e 6 webcam.
Romeo e Giulietta, i nostri protagonisti, sono adolescenti, ascoltano la musica trap e seguono i miti di quell’età. Sono estranei per istinto all’odio della famiglia a cui tentano in tutti i modi di sottrarsi, fallendo.
“Qui c’è molto da fare per l’odio. Ma più ancora per l’amore”

Giulietta rappresenta il coraggio. È una giovane donna che ha il coraggio di opporsi e di dire “no”. Giulietta ha il diritto di raccontare la storia in prima persona, sul palcoscenico, che ora è diventato uno schermo, anzi tanti schermi, attraverso i quali lo spettatore presente in sala può vedere la differenza fra le immagini proiettate dal vivo e quello che sta realmente accadendo sul palcoscenico.

 

Note di regia

“Sono partito dai miei quattordici anni, dai dischi che ascoltavo allora, poi ho ascoltato i dischi dei quattordicenni di oggi. Mi sono interessato ai loro miti, a come vestono e al ruolo sociale che ricoprono. Quando in seguito ho dovuto definire le musiche da inserire nello spettacolo, ho scelto dei brani, e dei generi, che ascoltavo a quattordici anni.
La vicenda si svolge in Italia: Shakespeare ci presenta una città pervasa dall’odio. Non sappiamo perché le due famiglie in questione si odino, nemmeno loro se lo ricordano. L’odio ha a che fare con la parola “famiglia”. I giovani sono gli eredi naturali di questo odio.
Romeo e Giulietta sono estranei per istinto all’odio della famiglia. Tentano in tutti i modi di sottrarsi a questo odio, ma il loro tentativo è fallimentare, una catastrofe completa.
Ho pensato a un film. A uno schermo. Agli schermi che portiamo quotidianamente in tasca, che ci raccontano ogni istante del nostro presente. Quegli schermi che, raccontando la realtà, ne prendono progressivamente il posto.
Allora ho sostituito il palcoscenico con uno schermo. Ho lasciato che lo spettatore potesse vedere la differenza fra le immagini proiettate dal vivo e quello che sta realmente accadendo.
Giulietta rappresenta il coraggio. È una giovane donna che ha il coraggio di opporsi, di dire “no” ad un padre padrone. Sembra quasi impossibile nella società patriarcale in cui è cresciuta. Nel mio spettacolo Giulietta ha il diritto di guardare in faccia lo spettatore e Romeo, un giovane che si nasconde nell’ombra, pronuncia bellissime frasi d’amore, e compie gesti terribili.”

Teodoro Bonci del Bene

cosa mi porto nel cuore
Quando Teodoro mi chiamò per raccontarmi come avrebbe voluto coinvolgermi in questo nuovo lavoro, mi disse entusiasta: “sarai la Balia!...Ma anche il Padre...e pure Tebaldo, forse anche un pochino Mercuzio ma a volte potrai essere magari anche solo Jacopo!”.
Ora, io conoscevo già il testo di Shakespeare e ne avevo viste sino ad allora molte delle rappresentazioni più iconiche o comunque fedeli all’immaginario che si ha dei due giovani innamorati; pertanto quella sua esclamazione ebbe l’effetto di suscitarmi un divertente senso di smarrimento: cioè? Che avrei dovuto fare?
Una cosa però già sapevo: Teodoro mi conosce come pochi e dovevo fidarmi di lui.
E come nel migliore dei pronostici, alla fine, il processo di creazione ci ha regalato sorprese inaspettate: un lavoro tecnicamente e tecnologicamente molto complicato, una fotografia ricercata e magnificamente restituita attraverso “quadri” creati live da noi attori e poi proiettati su un maxischermo (così da contrapporre tridimensionalità corporea e bidimensionalità digitale della medesima scena).
Un’operazione in cui come Balia potevo permettermi di tutto purché privo di sbavature: precisione e ascolto, timing rigidi da rispettare e testo shakespeariano da valorizzare. Un Romeo e Giulietta come non se ne vedono spesso. Il pubblico, in particolare quello più giovane, ne usciva in visibilio.

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©2022  -  Jacopo Trebbi

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